Ti chiamavano ironicamente ganna vecchio mio, come quel ciclista curvo come una virgola di primo novecento. Tu che amavi le due ruote e non potevi salirci, a causa dei morsi che la poliomielite ti aveva lasciato nella gamba destra. Eri zoppo. Ma se camminavi la metà, sapevi amare il doppio degli altri. È il regalo più grande che mi hai lasciato, argante. Lo sa bene tua figlia, ora novantenne, che mi guarda da una carrozzina e sprizza d’amore infinito.