La Famiglia

Le Origini

La storia di un territorio e l'amore di una famiglia

Il fiore segreto di Villa Barberino è la pazienza. Il suo profumo nasconde una storia bellissima, costituita nei secoli da servi e padroni, schiavi e marchesi, coloni e latifondisti, per finire sulle mani di una famiglia di oggi, che si ama intensamente.

Le travi dei soffitti si erano lacerate, le tegole si erano frantumate, i pavimenti polverizzati. I muri portanti delle abitazioni presentavano crepe in ogni lato. Non esistevano più le porte, in cima ad alcune rampe di scale si aprivano voragini alte anche dieci metri sospese nel vuoto. La desolazione era ormai la protagonista assoluta di un palcoscenico solo ed abbandonato.

Alcuni uomini del paese avevano approfittato delle rovine per ricavare in alcuni angoli più sicuri dei pollai, dei garages o dei recinti dove far dormire i cani. 
Erano completamente scomparsi alla vista umana i piani terra, dove nei decenni precedenti erano situate le stalle. All’esterno alberi di ogni tipo, erbe e macerie impedivano alla vista di andare oltre. All’interno invece le tegole crollate con le travi dei tetti ed i solai distrutti dei piani superiori avevano completamente devastato gli ingressi e coperto ogni cosa.

Sullo sfondo di questo strano cumulo di macerie, osservava il tutto, inerme e innocente, la fatiscente facciata della villa. Forse la struttura che maggiormente (seppur parzialmente) si era salvata dalla tirannia dell’abbandono umano.
I suoi intonaci esterni erano grigi e per la maggior parte scartati. Si intravedevano sotto pietre e mattoni murati gli uni sopra agli altri. Gli infissi delle finestre erano del tutto scartati dalle piaghe degli agenti atmosferici ed i vetri soffiati a bocca nel settecento per la maggior parte fracassati forse dai giochi stupidi di qualche ragazzo del paese.
Le persiane laddove erano presenti erano marroni e senza la maggior parte delle ante. Come delle vecchie sdentate di settant’anni fa.
L’aspetto era tetro e austero. Si aveva l’impressione nitida di essere di fronte ad una sorta di casa delle streghe. Inquietanti gli scricchiolii che provenivano dagli interni.

Non vi era sorta di dubbio. Villa Barberino, ovvero la secolare Fattoria di Meleto, era prossima alla totale distruzione. Sarebbero bastati altri dieci anni forse, e tutto sarebbe inesorabilmente crollato sotto i colpi del tempo e dell’abbandono.
La storia millenaria di uno degli avamposti più antichi del territorio si sarebbe sbriciolata nel nulla.
Indubbiamente sarebbe stato quasi utopico recuperarla. Forse sarebbe stato più semplice demolirla e ricostruirla nuova. Ma è evidente e banale affermare che sarebbe stata tutta un’altra storia.
Oggi la storia ha cambiato il suo corso in quel mucchio di macerie…

C’è una pianta in un angolo di questo giardino, che d’inverno è sparuta e spoglia, priva di fascino ed assente. E’ alta poco più di due metri e nessuno la nota mai, poiché rimane nascosta dietro una siepe di bosso a pochi passi da una torre ottocentesca con merli neo-geulfi sulla cima. Quella pianta goffa e anonima è il segreto più affascinante di Villa Barberino a Meleto, una fortificazione di antichissime origini, che si trova a mezza costa del monte il cui crinale separa il Valdarno Superiore dal Chianti, su di un ripiano un tempo detto Pian d’Avane.

Per l’importanza strategica che ricoprì tra il XIII e il XIV secolo il castello di Barberino (dal toponimo greco “luogo impervio, barbaro”), fu legato alla storia della repubblica fiorentina, in lotta con la vicina Arezzo. Meleto dal 1340 fu il capoluogo della lega d’Avane, una federazione di comuni del contado fiorentino, che aveva sede proprio nel castello di Barberino, “habitazione et residenza del notaio et uffiziali di detta lega” (dallo statuto d’Avane, 1412). Il più antico proprietario era stato Guido da Meleto, vissuto ai tempi di Dante a Firenze, nel quartiere di Santo Spirito.

La famiglia dei Da Meleto era rimasta in possesso della tenuta fino al 1590, dopo di che essa era passata alle famiglie fiorentine dei Capponi (XVI e XVII sec.) e quindi agli Alamanni che nel XVIII sec., seguendo i principi delle riforme agrarie del duca Pietro Leopoldo, arricchirono il complesso di un mulino e di nuove case coloniche, dando vita alla fiorente fattoria il cui nucleo era rappresentato da Villa Barberino.

Si cela negli angoli più segreti, la bellezza semplice e infinita dell'arte, che rincorre la storia di Barberino, sangue e sacrificio, nitidezza e sorrisi.

Esperienze

Visita il Museo

Il museo della Villa custodisce arnesi
ed utensili che raccontano la vita contadina nella campagna toscana.

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Tour della Cantina

All’interno della cantina si organizzano degustazioni e visite guidate, alla scoperta delle tradizioni toscane….

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